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Il simbolo della memoria dimenticata. Il Caposaldo Cittiglio dopo oltre 70 anni si è trasformato in meta di incontri a luci rosse fra prostitute e clienti, oltre che in discarica. Succede sulla strada per Canne della Battaglia, al confine fra Margherita di Savoia e Barletta. Si tratta di una ex postazione militare, una delle quattro fatte costruire dal Colonnello Francesco Grasso per permettere alle truppe italiane della 2^ Compagnia di frontiera di avere il controllo sul fiume Ofanto e respingere l’avanzata dei tedeschi nella battaglia del 12 settembre 1943. Chi capita da quelle parti per la prima volta può riconoscerlo da una targa posizionata dell’amministrazione comunale della città della Disfida per commemorare civili e militari caduti nello scontro. I fatti storici risalgono alla firma dell’armistizio di Cassibile che divise l’Italia in due: il sud con gli Alleati, il nord con i Nazisti. Chi aveva tradito il patto con la Germania stipulato durante la Seconda Guerra mondiale era un traditore e andava annientato. Adesso questa è storia sepolta dai preservativi e dai rifiuti. Dentro il Caposaldo da tempo è stata abbandonata parte della carrozzeria di un’auto, presumibilmente rubata, con altri pezzi di scocca. Molti rifiuti non sono visibili perché qualcuno ha pensato di bruciarli, lasciando cumuli di cenere per terra e annerendo la pietra di cui è fatta la vecchia postazione militare. Scarti di vecchi elettrodomestici, porte in legno, monitor di pc, lattine di carburante e sacchi di immondizia abbondano.

Il Caposaldo nei libri di storia viene indicato come uno dei simboli della Resistenza nel Sud Italia. Uno degli ultimi testimoni, il Tenente Gianni Ghersi, in un’intervista di qualche anno fa, pubblicata sul sito del “Comitato Pro Canne”, affermava che «il Caposaldo era una munita postazione militare che faceva perno sul ponte che allora attraversava un Ofanto pescoso. Un presidio in un punto strategico perché tutti dovevano passare su quel ponte per andare da nord a sud. Quattro torrette di avvistamento divise nei quattro angoli del perimetro che, secondo il progetto originale, doveva circondare tutta la zona che si trovava verso la foce dell’Ofanto». Tutto questo è scivolato nell’oblio, uno sfregio alla storia e alla memoria.