«In merito ad alcuni articoli apparsi sulla stampa tra la giornata di ieri e quella di oggi, riguardo il
presunto scarico di sostanze inquinanti derivanti dalla lavorazione del sale nell’area protetta della
Salina di Margherita di Savoia, Atisale Spa respinge categoricamente le accuse di azioni illegali e di
sversamento di sostanze pericolose nella suddetta area». Interviene così, in una nota, Atisale Spa.

«La lavorazione del nostro sale – continua – non comporta nessuno scarico acquifero tantomeno residui contenenti sostanze chimiche, ma, al contrario, l’acqua per il nostro processo di produzione è la risorsa più
importante. Il nostro processo produttivo non incrocia la foce Carmosina e le acque di processo non si miscelano in alcun modo con quelle della foce né con quelle del canale a monte. Si vuole altresì precisare che infatti il canale in questione non fa parte alcuna delle aree di cui Atisale è concessionaria.

La colorazione rossa delle acque accertata nel corso dell’ispezione del NOE peraltro non è in alcun
modo ricollegabile al colore rosa dei vasi salanti, distanti dal canale e dalla sua foce e dovuto alla
presenza di beta-carotene, rilasciato da una micro-alga presente in salina (dunaliella salina), che
alimenta i fenicotteri e ne determina la colorazione rosa delle ali: è quindi parte di un processo
naturale e di un ecosistema virtuoso che da sempre contraddistingue le nostre saline, presidio piuttosto
che pericolo per l’ambiente umido costiero.

Atisale – conclude – rivendica con forza la propria estraneità rispetto ai fatti riportati nei vari articoli di stampa, ritenendo al contrario che nel caso di specie sia potenzialmente soggetto danneggiato piuttosto che responsabile e tale ruolo assumerà nel prosieguo».