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Bambini bielorussi ospiti a Margherita per respirare iodio

Malati oncologici, padre Mario: «Sostegno psicologico»

«I bambini sono tutti belli, il problema è riuscire a farli diventare degli uomini belli». Un motto, coniato da una pedagogista locale, che è un pò il simbolo dell’opera di padre Mario Fucà e delle sua squadra. Loro sono educatori, medici, maestri che hanno il compito di curare la crescita di circa una trentina di bambini non solo a livello culturale o morale. Non a caso da Fiuggi l’equipe di padre Mario abbia portato proprio a Margherita di Savoia 16 bimbi bielorussi dell’età compresa fra gli 8 e i 10. Oltre al fatto di essere bambini, ciò che li accomuna è la loro malattia oncologica. Le cause non hanno matematica certezza, ma sono attribuite ai residui lasciati dal disastro di Cernobyl del 26 aprile 1986, quando esplose uno dei reattori della centrale elettronucleare creando gravi conseguenze sull’ambiente e quindi sull’uomo. «Da diversi anni – afferma padre Mario – abbiamo dato avvio a questo progetto finalizzato ad allontanare i bambini dai territori contaminati dal disastro nucleare di Cernobyl. Dopo qualche periodo l’emergenza è finita anche se comunque sono rimasti molti legami di amicizia e di affetto con le diverse migliaia di bambini che abbiamo ospitato. Ci siamo evoluti grazie alla collaborazione dell’associazione “Bambini in pericolo” che si occupa di bambini colpiti da mali oncologici. Con loro organizziamo da 5 anni un soggiorno di risanamento. I nostri sono bambini che stanno attraversando il quinquennio di risanamento per poi essere dichiarati guariti».

Insomma, lo iodio in questi casi è un toccasana e una città più ricca iodio di quella salinara difficilmente si trova. I bambini erano un pò spaesati perché non riuscivano a comprendere l’italiano ed erano circondati da tanti volti nuovi, ma grazie alla solidarietà del quartiere Punta Pagliaio con le suore e don Michele Schiavone, parroco dell’Ausiliatrice, che li hanno ospitati, i bambini si sono subito ambientati. E questo è un aspetto fondamentale che va visto con gli occhi di chi in tenera età si trova a combattere non certo con un raffreddore e trova conforto anche in una carezza o un sorriso che molte volte guariscono più di ogni altra terapia. Come il caso di un bambino, testimonianza fatta dal padre francescano, che a causa di una leucemia è rimasto allettato in ospedale per molto tempo. Al termine di tutte le cure mediche è emerso che tutto l’affetto ricevuto abbia dato carica al piccolo così da permettergli di affrontare al meglio la malattia. «Crediamo – conclude padre Mario – che stare con noi sia un ricostituente fisico ma anche psichico, dando serenità e gioia. A Fiuggi ci sono tante famiglie che collaborano e grazie a degli amici salinari abbiano scelto Margherita che ci ha accolto in maniera squisita».

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