La stagione dei campi in fiamme è iniziata. La causa principale è la noncuranza dei proprietari che molte volte li abbandonano in preda all’erbaccia. Il pericolo più grande è dovuto non solo alle fiamme che posso divampare, ma dal fumo che spesso invade le carreggiate e impedisce la visuale ai guidatori. L’ultimo episodio è fresco di giornata: un campo incolto è stato avvolto dalle fiamme all’altezza della SP5 a Margherita di Savoia, a ridosso del confine con Barletta, coprendo il tratto di strada con una barriera di fumo che inghiottiva le auto. Nei giorni scorsi numerosi sono stati i casi di erbacce in fiamme che hanno rischiato anche di danneggiare i campi coltivati e i campi di ulivi, se non fosse stato per le precese. Il motivo delle fiamme può essere ricondotto a vari motivi: autocombustione, un mozzicone di sigaretta, causa di origine dolosa come il classico metodo di liberare il campo dall’erba senza fresare.

A porre il problema all’attenzione degli amministratori è Lorenzo Piazzolla, dirigente Provinciale di Direzione Italia con deleghe alle politiche agricole e contadino di mestiere, che ha dato una ricetta per risolvere il problema: «Basterebbe vigilare e utilizzare i mezzi a disposizione degli amministratori. Va chiarito che un terreno incolto è di per sé un danno, perché è sinonimo di improduttività. Se poi si aggiunge il rischio di vederlo in preda alle fiamme, per causa dolose o accidentali, come sta accadendo frequentemente in quest’ultimo periodo, si comprende che si deve intervenire prima che si registrino danni alla salute dei salinari e contenziosi in merito ai danni subiti dai privati. Affermare che i terreni incolti non siano di proprietà comunale è una scusa che non regge: l’ente è collegato all’agenzi delle entrate, quindi può risalire facilmente al proprietario e prendere i dovuti provvedimenti».