Comune vecchio

Una lettera aperta ai salinari da parte degli 8 consiglieri di minoranza: Ilaria Barra, Antonella Cusmai, Enzo De Pietro, Grazia Galiotta, Enzo Ippolito, Leonardo Lamonaca, Domenico Lodispoto, Ruggiero Piccolo. «Abbiamo ritenuto opportuno restare in silenzio – affermano i consiglieri – all’indomani dell’incendio della nostra chiesetta e dello sgombero degli occupanti l’ex mercato coperto solo per rispetto verso la nostra comunità umiliata e mortificata. Adesso, però, riteniamo necessario riflettere e far riflettere su chi, come il capo dell’amministrazione comunale – Paolo Marrano -, preso dalla foga di continuare a denigrare e colpevolizzare gli altri, non si rende conto che se un colpevole esiste è egli stesso che comanda ininterrottamente la nostra comunità da ormai quasi quattro anni. Noi preferiamo semplicemente informare leggendo le carte: lo scorso 18 ottobre il sindaco attua una sua ordinanza di sgombero (n.221) datata 19 marzo 2014, cioè due anni e mezzo fa. A sua volta l’ordinanza sindacale n.221/2014 scaturisce da un verbale di sopralluogo dei vigili urbani datato 05 dicembre 2013, cioè 3 anni fa. A sua volta il verbale di sopralluogo dei vigili urbani scaturiva da un verbale di sopralluogo dell’allora responsabile di servizio architetto D’Adduzio, datato 25 novembre 2013. La precedente ordinanza di sgombero, n.17, è datata 30 gennaio 2012 (sindaco Gabriella Carlucci che dopo 10 mesi dall’ordinanza fu mandata a casa)

A differenza del passato è evidente come l’attuale sindaco e l’attuale giunta abbiano avuto ben 3 anni di tempo ininterrotti per non risolvere nulla. In cosa si è proceduto invece? Nella procedura di vendita degli immobili occupati. Nei suoi sermoni televisivi ed ecclesiali il capo dell’amministrazione margheritana continua a parlare della necessità di dare a queste famiglie (16 persone in tutto) abitazioni dignitose. Verissimo. Ma dove sono le abitazioni dignitose? Che fine ha fatto l’edilizia popolare del Pirp (eredità del passato)? Lo scorso 16 ottobre (e cioè soltanto due giorni prima dello sfratto) l’assessore ai servizi sociali – Francesco Bilardi – scrive a sindaco e colleghi assessori di una soluzione provvisoria per allocare gli sfrattati: l’ex plesso scolastico Kennedy  “Struttura che offre i requisiti minimi essenziali compatibili dal punto di vista igienico-sanitario, tutela della privacy, comfort di prima necessità” (dalla lettera del dottor Bilardi). Ma allora perché solo due delle famiglie in questione si trovano nell’ex plesso Kennedy abusivamente e le altre negli spogliatoi del campo sportivo, non ritenuti idonei per gli extra-comunitari lo scorso mese di agosto ma, evidentemente, degni delle nostre famiglie? Perché chiedere al vescovo della diocesi di Trani – Giovanni Battista Pichierri – la disponibilità ad occupare la chiesetta di San Pio? E perché chiederlo solo il giorno prima dell’esecutività dello sfratto? È evidente che capo e giunta si sono mossi con sfratto e annessa task force senza un’idea precisa di dove collocare le 16 persone se non quella degli spogliatoi. Per quanto tempo queste famiglie dovranno soggiornare nei nuovi non alloggi messi a disposizione del comune? È una mossa socialmente utile la ghettizzazione delle famiglie negli spogliatoi, lontana dagli occhi dei cittadini?

 

O forse sarebbe stato meglio averli proprio nel plesso Kennedy sotto gli occhi di tutti per consentire a chiunque di controllare che in quelle dimore non accadesse nulla di equivoco. O forse sarebbe stato meglio inserire nella vendita degli immobili ex mercato coperto ed ex scuola media una soluzione premiante per quell’acquirente che avrebbe dato agli sfrattati una soluzione degna di tale nome? O forse, data l’esiguità del numero dei nuclei familiari da ricollocare, non sarebbe stata auspicabile una collaborazione con il Cara Capitanata (ex Iacp) per procedere ad un censimento sugli effettivi aventi diritto ad un alloggio popolare? In quasi quattro anni soluzioni alternative agli spogliatoi c’erano e l’abbiamo evidenziato. Infine, in un momento di fragilità e debolezza psicologica oltre che di salute (una donna sfrattata era ad un stadio avanzato di gravidanza) dei nostri sfrattati, non era presente alcun assistente sociale. Nemmeno in questo l’assessore al welfare è riuscito ad imporsi, anzi, i tentativi informali esperiti verso l’ambito territoriale (a cui tutti noi, versiamo 100mila euro annui come quota associativa), verso il comune capo-fila di San Ferdinando e verso il comune di Trinitapoli finalizzato alla questua di un’assistente sociale non ha portato ad alcun esito. L’epilogo è stato l’incendio della chiesetta di San Pio (come affermato dal capo dell’amministrazione). Chiediamo ai margheritani di riflettere: è questa un’amministrazione rappresentativa, garantista, socialmente ed umanamente coinvolta? È quello che ci meritiamo?».