Una marcia che ha attraversato Foggia per dire no alle mafie, alla violenza e al malaffare: una marea umana che ha accomunato studenti e uomini delle istituzioni, fra i quali era presente anche il Sindaco di Margherita di Savoia avv. Bernardo Lodispoto. Che dichiara: «Ieri a Foggia ho partecipato alla mobilitazione promossa da Libera contro le mafie e la violenza che minaccia il nostro territorio: ho aderito con grande convinzione come Sindaco di Margherita di Savoia e come Presidente della Provincia di Barletta-Andria-Trani, con me c’era il vice sindaco di Margherita di Savoia Grazia Galiotta, c’era il Governatore Michele Emiliano, c’erano i rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati, della Chiesa, del mondo dell’associazionismo ma soprattutto c’erano tanti giovani. E questo mi rende felice perché sono in particolare i giovani che devono trasmettere il messaggio, chiaro ed inequivocabile, del più totale rifiuto delle logiche mafiose. Credo sia importante esprimere un incondizionato sostegno alla manifestazione promossa da Don Luigi Ciotti perché la lotta alle mafie si alimenta con gesti concreti e riaffermando una forte presenza delle istituzioni, certamente non con comunicati stampa o interrogazioni parlamentari montate ad arte per colpire gli avversari: un atteggiamento, quest’ultimo, teso solo ad inasprire i toni del dibattito politico nell’imminenza del voto per le Regionali».

Anche se il caso sembra essere stato ridimensionato, non si è ancora spenta infatti l’eco per le polemiche innescate riguardo uno spot trasmesso a mezzo social per il Capodanno in Piazza a Margherita di Savoia in cui è apparso anche il sindaco Lodispoto. Che non si sottrae alla discussione e precisa: «Come ho già avuto modo di chiarire, quello spot non è stato commissionato né autorizzato dal Comune ma è frutto di una iniziativa del tutto autonoma ed indipendente da parte del videomaker, che ha utilizzato parte di un vecchio sketch che ho interpretato nel 2018 in cui vestivo i panni di un popolano siciliano e non certo di un boss mafioso. Del resto lo si evince chiaramente dalle poche parole da me pronunciate in quella circostanza, che non hanno alcun richiamo, diretto o indiretto, a un’organizzazione criminale e sanguinaria come la mafia. Fatta salva l’evidente buona fede del videomaker, che certo non si aspettava di suscitare un simile polverone, devo però stigmatizzare le strumentalizzazioni da parte di chi ha voluto creare a tutti i costi un caso politico in chiave propagandistica: convengo anche io che quel montaggio rappresenta una scelta infelice che sarebbe stato sicuramente meglio evitare e per questo mi corre l’obbligo di rivolgere pubblicamente le mie scuse a chiunque possa essersi sentito offeso, in particolare alla signora Rita Dalla Chiesa e ai familiari di tutte le vittime di mafia. Però non posso neppure sottacere che è sicuramente più oltraggioso utilizzare il nome di un servitore dello Stato come il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa per un uso strumentale a scopi di propaganda politica di basso profilo. Infine ai due esponenti di Fratelli d’Italia che hanno preannunciato nientemeno che una interrogazione parlamentare rivolgo un pressante invito ad occuparsi di cose più serie e a combattere il malaffare in maniera concreta, senza perdere tempo in inutili boutade: vicende come quelle che recentemente in Calabria e in Piemonte hanno coinvolto proprio due esponenti del partito degli onorevoli Rampelli e Gemmato dimostrano come non si possa e non si debba abbassare la guardia. Per quanto mi riguarda, mi riservo di tutelare la mia immagine e la mia onorabilità in tutte le sedi perché concordo in pieno con le affermazioni del Governatore Michele Emiliano: con la mafia non si scherza, ma nemmeno con la reputazione delle persone».